Oggi si parla molto di biologico e di alimentazione biologica. Mangiare bio per alcuni è diventata non solo una scelta che riguarda la propria alimentazione quotidiana, ma un modo di essere, una “filosofia di vita” che riunisce, oltre agli aspetti salutistici del prodotto che mangiamo, anche valori etici che influenzano positivamente l’ambiente in cui viviamo, disegnando un percorso di maggior rispetto della natura e dei fattori che regolano la sua evoluzione. Siamo oramai abituati a vedere etichette, su molti alimenti che troviamo nei negozi, sugli scaffali del supermercato o che compriamo dai nostri produttori di fiducia, i termini “bio”, e “biologico”, affiancati dal marchio riconoscibile della foglia verde del logo europeo che attesta che quel prodotto è biologico e dai codici di identificazione del produttore.

Ma sappiamo veramente che cosa significa “prodotto biologico”? I prodotti biologici sono ormai diffusi su tutti i mercati, nel senso che sono reperibili con facilità, ma il mondo che c’è dietro di essi e le regole che lo governano sono spesso poco note al Consumatore. Qui di seguito vogliamo approfondire in particolare i principi che regolano l’allevamento biologico degli animali intimamente legati alla terra e nel rigoroso rispetto del loro benessere.

Ha fatto scalpore nei giorni scorsi il video girato sotto copertura dall’associazione animalista Essere Animali che mostra i maltrattamenti subiti dalle galline confinate nelle gabbie di un allevamento industriale. E insieme all’indignazione si sono riaccese anche le discussioni sul benessere animale. Perché, anche se maltrattamenti e illegalità non sono la normalità negli allevamenti di ovaiole, è altrettanto chiaro che le condizioni in cui vivono le galline nelle gabbie a norma di legge non permettono agli animali di esprimere in pieno i loro comportamenti naturali. Anche gli allevamenti a terra costringono migliaia di individui a vivere nello spazio di un capannone per tutta la loro (breve) vita. Il metodo di allevamento convenzionale più rispettoso del benessere delle galline resta quello all’aperto.

Forse non tutti ancora sanno che il mondo del biologico ha preso molto seriamente la questione del benessere animale e ha stabilito regole molto più rigide del convenzionale per l’allevamento delle galline ovaiole e dei polli da carne, standard che si possono leggere a chiare lettere nel Regolamento CE n. 834/2007 e soprattutto nel Regolamento CE 889/2008. Gli standard sono superiori anche rispetto ai sistemi di allevamento all’aperto. Gli animali ogni giorno hanno libero accesso all’esterno con uno spazio di 4 mq ciascuno, e dove sono liberi di becchettare, razzolare e fare bagni di terra. È stato posto il limite di tremila capi per ogni capannone, per garantire una minore densità, che può arrivare al massimo a 6 galline/mq.

Il primum movens dell’allevamento biologico è, quindi, il rispetto delle esigenze comportamentali della specie allevata e il mantenimento di rigorosi criteri di benessere animale, in un contesto di sinergia produttiva con l’ambiente agricolo che li ospita, in assenza d’ogni fonte d’inquinamento.
Negli allevamenti biologici il numero dei capi allevati è proporzionale alla terra disponibile (per fare un esempio: generalmente in un allevamento di suini biologici la proporzione è di 1ha di terreno biologico*16 suini), devono avere accesso ai pascoli o a spiazzi all’aperto (si parla di Allevamento Free-Range), i ricoveri devono essere confortevoli e consentire il libero movimento degli animali e con pavimentazione ricoperta da lettiera composta da materiali di origine naturale. L’allevamento biologico prevede anche molte altre attenzioni al benessere animale, come ad esempio il divieto di qualsiasi mutilazione che provochi nell’animale stati di stress, danno, malessere o sofferenza. Inoltre vengono rispettati i ritmi di crescita naturali dell’animale, non accelerandoli in alcun modo tramite stimolatori della crescita/ormoni.

Il biologico, infatti, ha introdotto l’impiego di razze a lento accrescimento o dual purpose, che non raggiungono il peso adatto alla macellazione prima degli 81 giorni (circa il doppio rispetto alle razze ad accrescimento rapido). I pulcini devono provenire preferenzialmente da incubatoi biologici ed è vietata la soppressione dei pulcini maschi: utilizzando razze dual purpose, infatti, possono essere avviati alla produzione di carne.

Federbio ha elaborato un nuovo standard per il benessere animale, denominato ‘High Welfare’, che non si limita alle galline ovaiole e ai polli da carne, ma abbraccia anche l’allevamento di bovini, suini, ovini e caprini. Nell’allevamento biologico di bovini da carne e le vacche da latte devono essere garantiti almeno 120 giorni di pascolo all’anno e l’alimentazione deve essere principalmente costituita da foraggi. I vitelli devono essere allattati alla mammella per tre mesi e non possono essere allevati in recinti isolati. Sono vietate le mutilazioni (corna).

Anche i suini devono trascorrere almeno 120 giorni al pascolo e sono vietate le gabbie di gestazione e allattamento per le scrofe. Sono vietate tutte le mutilazioni (taglio della coda e limatura dei denti e la castrazione è consentita solo sotto analgesia e anestesia nella prima settimana di vita dei suinetti). Infine, sono garantiti 120 giorni di pascolo e assenza di mutilazioni anche alle capre e alle pecore allevate secondo i dettami del biologico.