Il mondo dell’agricoltura sta affrontando importanti cambiamenti, visibili soprattutto in zone dove l’attività agricola è fonte preponderante di reddito. In queste aree, più che altrove, tali cambiamenti possono causare un impoverimento generale del territorio, specie se le politiche agricole non concentrano le attenzioni verso la promozione di uno sviluppo sostenibile integrato.

L’attenzione dei consumatori verso i parametri di qualità così come l’impellente bisogno di incentivare l’agricoltura multifunzionale, capace di salvaguardare l’ambiente e di offrire relazioni con le altre risorse del territorio al fine di aumentare la competitività e la redditività delle imprese, sono alcuni dei fattori che attualmente costringono le istituzioni, le rappresentanze economiche, gli imprenditori, ad un confronto attento e urgente sulle politiche agricole del terzo millennio.

Si avverte sempre più il bisogno di interrogarsi sugli strumenti da utilizzare per affrontare il mercato, per tutelare le risorse e l’occupazione, per garantire sviluppo in un settore che rappresenta, soprattutto per la Calabria, un baluardo sia dal punto di vista socio economico, sia da un punto di visto storico-culturale.

Si prefigura così una prescisa funzione dei distretti biologici, ovvero quella di integrare le diverse fasi della filiera e alimentare il coinvolgimento dei consumatori e il senso di appartenenza degli agricoltori, favorendo l’attivazione di processi di creazione di una identità locale che stimoli la partecipazione.

La definizione di “biodistretto” contenuta nei disciplinari AIAB per la loro istituzione è:

un’area geografica dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo.


I Bio-Distretti calabresi

Bio-Distretto Grecanico

Baticòs (Calabria)

 

Bio-Distretto Grecanico