da www.aiab.it

Roma, 06 ottobre 2020 –  3,3 miliardi di euro equivalenti a un aumento del 4,4% dei consumi rispetto al 2018. Sono questi i dati che saltano all’occhio leggendo il Bio in Cifre 2020  che registra i dati del 2019 relativi ai principali numeri del settore in Italia. Una cosa è certa: il trend dei consumi è costantemente in aumento. Basti pensare che negli ultimi 10 anni la crescita è stata del 180%. Anche le produzioni crescono: la superficie bio arriva al 15,8% della SAU superando Spagna (10,1%), Germania (9,07%) Francia (8,06%). L’Italia, inoltre, con i suoi 80.643 operatori (cresciuti del 2% rispetto al 2018 e del 69% negli ultimi 10 anni) si guadagna il primo posto sul podio europeo per numero di aziende agricole biologiche.

“Tante buone notizie – dice il presidente di AIAB Antonio Corbari –  soprattutto relative a una sempre maggiore consapevolezza da parte dei cittadini consumatori. Ma non è certo un punto d’arrivo. Il mondo del biologico ha ancora molto bisogno di sostegno sia dalle Istituzioni sia dalla Ricerca”. 

Le prime devono sostenere i produttori non solo a entrare nel percorso di certificazione ma a intraprendere quel cambio di mentalità oggi chiamato transizione agroecologica che in pratica è il biologico fatto bene. Solo così si può pensare di consegnare alle generazioni future suoli fertili e non desertificati e agroecosistemi in equilibrio con aziende agricole competitive indipendentemente dalla scala di produzione.  Per quello che riguarda il mondo della ricerca e della formazione si parla ancora troppo poco di biologico nel corso degli studi superiori, all’università e nella sperimentazione. E c’è tanto lavoro da fare sul piano della condivisione delle conoscenze ed esperienze e del suo adattamento alle specifiche condizioni.

Per non parlare del fatto che i dati presentati non permettono di evidenziare quanto prodotto bio arrivi in Italia da paesi EU come la Romania o la Bulgaria o la Croazia o la Polonia. Una scarsa chiarezza che non permette di valutare l’entità del bio locale e quali filiere poggino i piedi fuori dai confini nazionali, con tutte le incertezze che questo comporta sulla loro solidità ma soprattutto sostenibilità. Fare scelte di maggiore trasparenza, indicando azioni per il prossimo PSR e per l’applicazione del  Farm to Fork nazionale, potrebbe essere di grande aiuto per i consumatori.

La ministra Bellanova, ha parlato di “realtà significativa che dovrà giocare un ruolo da protagonista” e ha fatto appello al rigore nel rispetto delle regole sulla qualità. “Ci auguriamo allora – dice Corbari –  che la ministra  metta mano con urgenza anche alle strategie che sono indispensabili per il necessario cambio di paradigma”.

Da non sottovalutare inoltre, nell’analisi del documento, il fatto che gran parte di questa crescita passa attraverso la GDO ma il prodotto fresco (ortaggi e frutta, carni, latte e latticini) viene gestito per una quota di mercato significativa dai negozi tradizionali o addirittura dai mercati e dai gruppi di acquisto. Un segnale questo che i consumatori stanno facendo un ulteriore salto in avanti di consapevolezza, cercando non solo un prodotto senza pesticidi ma anche il biologico locale, prodotto con estrema attenzione alla biodiversità, alla stagionalità e al benessere animale. Come del resto dimostrato dall’affluenza alle iniziative della Biodomenica organizzata da AIAB in alcune regioni lo scorso fine settimana e che proseguirà nei mesi di ottobre e novembre.

Il fatto che i cittadini consumatori siano sempre più avanti della politica è testimoniato dai circa 20 anni di presenza sul mercato del marchio Garanzia AIAB che certifica, con il suo disciplinare più restrittivo di quello europeo,  non solo l’assenza di sostanze nocive nei prodotti ma tutte le caratteristiche sempre più richieste dai cittadini. Dall’ italianità di tutta la filiera, all’effettivo benessere animale, dalla totale assenza di OGM, alla salvaguardia dei piccoli produttori, dal giusto riconoscimento per i lavoratori alla certezza che il prodotto provenga da aziende biologiche al 100% . Insomma, una visione globalmente etica e sana della produzione. In breve: il buon biologico italiano.